leggi la prefazione dell'autore

Premessa dell'autore

Cari lettori,
nel leggere le pagine che seguono, potreste chiedervi com’è che sono venuto al corrente di informazioni di tale portata. Beh! Lasciate che vi accenni qualcosa. Tutto è partito con il ritrovamento, da parte di un amico, in una vecchia soffitta del quartiere Venezia, di un rotolo di pergamena incartapecorita sulla quale era rappresentata una vetusta mappa che illustrava nei minimi particolari un certo percorso che all’epoca definimmo intrigante, un po’ per la natura intrinseca, un po’ per l’ubicazione ma soprattutto per gli sbocchi e le conseguenze a cui un’eventuale esplorazione avrebbe potuto condurre. La smania di verificare quanto di vero riportasse la grande mappa ingiallita, assimilabile a quella su cui il pirata Morgan aveva indicato le istruzioni per ritrovare il fantomatico tesoro, ha fatto sì che mi mettessi in contatto con certe persone di cui fino ad allora ignoravo l’esistenza, ma che sono state indispensabili durante tutta la mia avventura che definire fuori dal normale è un puro eufemismo. E qui mi corre già l’obbligo di ringraziare un bel po’ di gente e, in primis, colui che si è prestato a fare da intermediario tra me e tali personaggi oltre, naturalmente, ai personaggi stessi, insostituibili in questa ricerca. Per motivi che mi auguro comprenderete leggendo quanto segue, l’istinto di sopravvivenza mi impone il silenzio assoluto sui nomi e sull’identità tanto
dei miei compagni d’avventura quanto di colui che si è assunto la briga di farmi da tramite.
Ecco che ha preso corpo questa specie di diario, quasi un rendiconto di giornate che difficilmente potrò dimenticare. Vi posso assicurare che i tipi che si sono avvicendati, accompagnandomi a turno durante le mie esplorazioni, non sono assolutamente persone che si incontrano all’Ipercoop a fare la spesa il sabato pomeriggio, a braccetto con la moglie. L’inevitabile diffidenza con la quale si sono presentati era, fin dal principio, un ostacolo non da poco; tuttavia è stata gradualmente superata, man mano che progredivamo nella ricerca. Sarà inutile, immagino, confidarvi che ho dovuto affidarmi a
delinquenti, fuorilegge, rapinatori, predoni, contrabbandieri, ladri, furfanti, manigoldi, disonesti, canaglie, banditi, briganti, malfattori, malviventi, criminali e farabutti di ogni genere, insomma avanzi di galera che hanno utilizzato per una vita intera i luoghi visitati con l’unico scopo di nascondersi in caso di fuga o, al più, per celare refurtiva o ancora “inguattare i peggio troiai” da spacciare a chi ne avesse espresso una richiesta… ma anche no!
Ed è intuibile che, soprattutto i primi tempi, ritrovarmi da solo, nei più reconditi meandri sconosciuti ai più e, oltretutto, nel buio più completo, lontano da qualsiasi possibile aiuto, in compagnia di figuri del genere, possibili tagliagole, non è stato per niente facile. Poi la confidenza ha preso il sopravvento e coloro che all’inizio mi trattavano da possibile ostacolo alle loro malefatte passate, presenti e future hanno finito per accettarmi come uno della banda, previa promessa solenne di dimenticarmi di loro non appena fosse finita l’avventura in questione, pena la persecuzione a vita o anche peggio. C’è da dire, comunque, che da un certo punto in avanti si sono appassionati anch’essi, man mano che ci addentravamo in meandri dei quali neanche loro conoscevano l’esistenza e, alla scoperta di situazioni e siti insospettabili, e di alcuni reperti di straordinario valore affettivo e storico, sono letteralmente andati in visibilio, trattandomi da eroe per averli coinvolti in un’esperienza del genere. Non sono mancati momenti di tensione a causa dei diversi punti di vista su come affrontare le situazioni che via via si presentavano con l’avanzare nell’ignoto e vi assicuro, scusate la ripetizione, che trovarsi al buio completo, al cospetto di cotanti figuri, oltretutto sul filo di perdere la pazienza, non è assolutissimamente piacevole… ma è andata bene.
Devo ammettere che la ricerca non è stata per niente facile. Metterci tutti d’accordo per i vari appuntamenti, gioco forza concentrati nei fine settimana, in relazione ai miei impegni lavorativi e ai loro impegni di tutt’altro genere, è stata un’impresa a dir poco eccezionale, tuttavia ci siamo riusciti. Sabati e domeniche interi trascorsi al buio o, al più, al chiarore degli spot di quei caschetti che descrivo anche più sotto, hanno più volte minato la mia resistenza ed il mio equilibrio psichico; tuttavia tutto ciò che di volta in volta riuscivamo a scoprire ha ripagato ogni ansia e ogni cruccio, spronando tutti quanti a procedere dritti alla meta, anche se nessuno di noi era a conoscenza dell’esistenza di una meta realisticamente immaginabile. Abbiamo spesso rischiato di essere sopraffatti dalla miriade di emozioni per quanto scoprivamo nel procedere con l’esplorazione.
Quindi ringrazio Tizio, Caio, Sempronio e compagnia, incluso un fantomatico Mister X, il più in gamba di tutti, di cui non ho mai conosciuto il nome ‒ ma che io, col suo permesso, chiamavo affettuosamente Gano, in ricordo di un nomignolo che mio padre e mio zio si attribuivano reciprocamente allorché erano in vena di burletta ‒ per tutto l’aiuto che mi hanno dato “in quer popo’ di buiore”.
Ermanno Volterrani

Nessun commento:

Posta un commento